La Cardiofobia; La paura dell’infarto

 

La cardiofobia è caratterizzata dalla paura costante di avere un malore improvviso, un infarto, un ictus o un problema circolatorio. Il cardiofobico è spaventato dai sintomi cardiaci che percepisce come ad esempio la tachicardia, bradicardia, aritmie, dolori al petto, al braccio, ecc.  Il Manuale diagnostico DSM-V definisce la cardiofobia come un disturbo ansiogeno che comprende palpitazioni e dolore al petto oltre alle numerose sensazioni a livello cardiaco. Tali episodi possono in taluni casi diventare cronici e spesso non corrispondono alla realtà. Quando questo disturbo di tipo ansiogeno diventa perseverante l’individuo non riesce più a gestirlo, divenendone succube. La cardiofobia quindi è una forma particolare di fobia delle malattie (patofobia), incentrata  sulle sensazioni derivanti dal cuore e dal battito cardiaco, lo sforzo messo in atto dal soggetto  di controllare i battiti cardiaci provoca un aumento della reazione paurosa e dell’ansia. Il cardiofobico quindi ha una paura di morire di infarto definibile come irrazionale e incontrollata, ed è presente indipendentemente dagli esiti negativi di accertamenti medici che hanno escluso condizioni patologiche organiche. La cardiofobia genera un profondo malessere psicologico in grado di sfociare in patologia.

 

 

Le Tentate Soluzioni del cardiofobico:

La paura incessante di avere un infarto spinge, la persona affetta da cardiofobia, ad avere un’attenzione ossessiva del proprio stato di salute soprattutto in relazione a eventuali patologie del cuore. Nel 1974 il gruppo di ricerca del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto, formulò il costrutto di “Tentata Soluzione” che racchiude tutti i comportamenti messi in atto dalla persona cardiofobica  e dal suo contesto per provare a gestire questa difficoltà, tali tentativi erano però  peggiorativi dello stato di salute del soggetto cardiofobico determinando la strutturazione e la persistenza di un vero e proprio disturbo. Le persone che soffrono quindi di cardiofobia temendo di essere in pericolo di vita, utilizzano alcune Tentate Soluzioni Disfunzionali che portano al peggioramento del problema.

Le principali tentate soluzioni disfunzionali nella cardiofobia sono:

  • Ascolto del ritmo cardiaco; ascoltare il battito cardiaco per intercettare eventuali segnali “anomali”. Il cardiofobico focalizza in modo ossessivo la propria attenzione sull’ascolto del cuore ma come accade per tutte le forme di controllo rigido anche in questo caso si arriva alla perdita totale di controllo innescando una sintomatologia ansiosa.
  • Consulti medici specialistici; effettuare di frequente visite cardiologiche, elettrocardiogrammi o misurazione della pressione. Le rassicurazioni che dovrebbero derivare dai risultati clinici non sortiscono però l’effetto di limitare le preoccupazioni e l’ansia del paziente.
  • Uso di ansiolitici; l’utilizzo di ansiolitici per quanto riducano l’ansia ansiosa non vanno ad incidere sulla struttura fobica ed ossessiva del pensiero e quindi la percezione disfunzionale della persona cardiofobica rimane invariata.
  • Evitamento di alcune situazioni; si tende ad evitare le situazioni che potrebbero provocare alterazioni al battito cardiaco (per esempio fare sport o, semplicemente, salire le scale)
  • Parlare della paura; le rassicurazioni delle persone che circondano il soggetto cardiofobico diventano il nutrimento della sua paura, si convince infatti che esiste un pericolo reale per cui lui debba essere rassicurato.

Le cause della cardiofobia:

Le cause della cardiofobia si possono rintracciare in:

  1. esperienze di malattia o di morte, traumi precedenti soprattutto se vissuto durante l’infanzia e se ha provocato un danno fisico
  2. eredità genetiche
  3. educazione familiare I genitori possono aver insegnato al figlio che una irregolarità del ritmo cardiaco può determinare un’anomalia fatale.

 

I sintomi della cardiofobia:

Tra i sintomi fisici della cardiofobia possiamo segnalare:

  • Alti livelli di ansia.
  • Rifiutarsi di svolgere attività fisica.
  • Respirazione difficoltosa (dispnea) o accelerata (tachipnea).
  • Tachicardia o palpitazioni.
  • Nausea e/o vomito.
  • Sudorazione eccessiva.
  • Secchezza delle fauci.
  • Difficoltà di concentrazione.
  • Incoerenza discorsiva.
  • Irritabilità.
  • Sensazione di perdita del controllo.

 

Tra i sintomi psicologici:

  • attacchi d’ansia
  • attacchi di panico
  • evitamento da fonti di stress
  • continua richiesta di rassicurazioni
  • ricerca costante e reiterata di informazioni sulle patologie cardiache
  • continuo ricorso a visite mediche
  • rimuginio.

Trattamento per il disturbo di Cardiofobia:

 

La psicoterapia interverrà sui comportamenti disfunzionali con lo scopo di modificarli in favore di una gestione sana e funzionale dell’ansia. Si punterà a modificare la struttura fobica del paziente rispetto alla situazione temuta. Il trattamento psicologico mirerà a cambiare la modalità disfunzionale di vivere e percepire i segnali provenienti dal proprio corpo in favore di una accettazione del proprio corpo e del suo funzionamento più sano.
L’obiettivo principale della psicoterapia sarà restituire al paziente una percezione sana e funzionale della realtà.

 

 

Bibliografia

 

Bartoletti, A., Nardone, G. (2018). La paura delle malattie. Psicoterapia Breve Strategica dell’Ipocondria. Firenze: Ponte alle Grazie.

 

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Zacchetti, E., & Castelnuovo, G. (2014). Clinica psicologica in psicosomatica. Medicina e psicologia clinica fra corpo e mente. Milano: Franco Angeli